Questa è la vera storia di un artista alla ricerca del coraggio, affascinato dalla profonda comprensione della realtà umana. Non saprei collocare l'inizio, ma ricordo il tempo trascorso nei vasti corridoi dell'Oasi di San Francesco, una casa di accoglienza situata nel quartiere primaticcio di Milano. Mia madre si trasferì lì, ed io trascorsi alcuni natali della mia infanzia in una camera, troppo piccola per permetterle di incartare i regali di nascosto.. e spesso anche i pensieri. Ricordo che rientrò tardi alla vigilia, faceva il turno di notte. Era addetta alla reception col contraccambio dell'alloggio in cortesia e buona fede del parroco. Durante il giorno svolgeva un altro lavoro, così restavo con Jassiel, un amico cubano poco più grande di me, anche lui lì, solo con la madre. Quando non si giocava al suo GameCube per lo più mi annoiavo nell'area relax, usufruendo della fantasia, ottenendo prematuri dibattiti con le persone che gremivano il bancone del bar: ero la mascotte. Loro in parte ex-tossici, extracomunitari, disabili e fuori sede stretti di economia, persone oneste, spesso cadute nel girone dei vinti. Il tempo lì trascorso mi riconduceva a sua volta a Manuel, un mio precedente compagno di avventure conosciuto alla Casa del Fanciullo, differente dall'Oasi. Era un dormitorio per ragazze madri a QT8, dove negli anni in cui si forma la personalità scorrazzavamo come pestiferi per la struttura facendo i dispetti alla guardiana.. ci sgridò così forte che ne conservo ancora nitidi ricordi. Jassiel e sua madre andarono a vivere in una casa popolare in Piazzale Cuoco. Era prevista una convivenza con noi, ma purtroppo il sogno sparì, e io rimasi dalla mia famiglia affidataria. Ne avevo cambiate due, ma questa era quella giusta, perchè c'era un castello di videocassette, e la signora Elena cucinava benissimo. Si chiamava Elena, come mia mamma: una donna anziana devota all'altruismo e forgiata da valori post guerra. Prima di lei feci comunque un'esperienza conviviale con mia madre, assieme ad un altro bambino e la sua corrispettiva, entrambi meno fortunati di noi perchè affetti dall'HIV, e con un padre che li aveva contagiati e poi abbandonati. Abitavamo in Viale Certosa, in una casa interamente verniciata di rosa, in attesa che i servizi sociali ci ricollocassero. Era così buffa per noi, sembrava come i Chupa-Chups al gusto fragola e panna. Ero invece intimorito dai poster di Scarface e Pulp Fiction a casa di Jafar, l'allora fidanzato di mia madre. Mi fissavano mentre cercavo di addormentarmi. Lui era un ex-pugile/pizzaiolo, umile, e soprattutto ha amato me e mia madre, perdonandomi quella volta che gettai delle buste di non so cosa di un suo coinquilino. Purtroppo la sua famiglia era molto intransigente, dopo anni dovette lasciare mia madre per una giovane ragazza araba molto bella e simpatica. Io ero piccolo ma deduco una forte apertura mentale per mia mamma, perchè passammo un capodanno assieme a lui e la sua nuova fidanzata, esattamente in Piazza Duomo. Vidi molte persone che rompevano bottiglie, e la compagna di Jafar mi disse che ero proprio un bel bambino, dandomi un bacio a stampo. Me lo ricordo ancora perchè io venivo da una famiglia dove ci si baciava solo sulle guance, e anche se avevo già baciato una bambina alla scuola materna, il suo bacio non mi piacque. Attraverso il paragone il poeta ritrare il reale mediante un intreccio di notazioni varie e reali. So invece dell'artista che esprime la sua personalità tramite un'arte figurativa o performativa. Credo di non aver ancora compreso perchè mi chiamate "poeta". Ma questa è la mia storia: la storia di una vita di treni presi all'ultimo, di interrogazioni preparate all'ultimo leggendo i libri sul treno, di fumate su di un treno, di lunghe canzoni ascoltate guardando fuori dal treno e dormite in after aspettando al binario l'ultimo treno, con il colmo di un padre ferroviere che però non ho ancora conosciuto. O incontrato al binario morto, dove le carrozze restano ferme come i rapporti vuoti, e se riempite, ripartono. Questa è mia storia, la mia vita, la tua vita.. vita vera.
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