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Keaton - Francesco Guccini
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Keaton - Francesco Guccini
Lo chiamavamo Keaton quel pianista
Naturalmente perché non sorrideva mai
Mentre noi ci ammazzavamo di risate
A vederlo là, come un parafulmine, dritto contro un cielo di guai
Guai di tasca a violoncello, guai d'amore
Guai da vita distratta e disperata
Che ricamavano dentro al suo stupore
Una tela affascinante, ma un po' troppo delicata...

Keaton si presentò come un jazzista
Appassionato e puro, in stile Rete Tre
Coi pregiudizi di chi si sente artista
Perché non faceva soldi, lui, con le canzoni, come me
Ma non mi accompagnava poi malvolentieri
Eravamo due grandi acrobati della malinconia
E poi, poi dobbiamo farne di mestieri
Noi che viviamo della nostra fantasia...

Parlavamo poi molto in quelle sere
In qualche bar, dopo il concerto, insonni e morti
Di politica, ciclismo, storie vere
E di come i "Weather Report" erano forti
E di come era importante fra la gente
Non essere solo musica e parole
E di come era importante che la gente
Non fosse una massa di persone sole...
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