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Luciano - Giorgio Gaber
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Luciano Giorgio Gaber

Luciano - Giorgio Gaber
La notte faccio sempre tardi, non certo per divertimento
La notte è il mio elemento
Gli amici, la conversazione, quaranta sigarette, un po' di vino
Comincio a stare meglio e mi si alza il tono

Ma di mattina, ci tengo a precisare, all'una di mattina
C'è sempre un cretino che suona
Perché il cretino è un amico che sa che stai dormendo
E allora insiste, l'amico è tremendo

"Ah, sei tu, Luciano…"
(è l'ultima persona che vorrei vedere)
"Ah, sei tu Luciano, mi fa piacere"

Lui mi si butta addosso, un tenero abbraccio
Ha gli occhi gonfi, è pallido come uno straccio
Mi stringo nella giacca del pigiama, un po' cortina
Barcollo, poi raggiungo la cucina

Così in mutande non sono a mio agio
Ma lui non può capire
Sono il suo salvatore, ormai mi ha scelto
Sono un gruppo d'ascolto

"Luciano, sono troppo nudo, fammi mettere almeno i pantaloni"
Ma lui non mi dà tregua, non sente ragioni
E lo capisco, certo non è il caso di occuparsi di pudore
Quando un amico è disperato, distrutto dall'amore
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